Inizia subito ad affrontare
l'ansia e le preoccupazioni 

Ho preparato per te una serie di 3 VIDEO che ti aiuteranno a conoscere meglio perché alle volte l'ansia ci pervade e ci impedisce di essere lucidi e di affrontare la quotidianità con serenità.

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Cosa troverai nei tre video

Video1-Ansia

VIDEO #1

Riconoscere i Pensieri.

VIDEO #2

Mettere in discussione il tuo modo di pensare.

VIDEO #3

Il cambiamento.

Ho collaborato con 

Rimuginare sui pensieri negativi

Tutto questo si ripercuote sulla tua giornata e sulla serenità della tua quotidianità.
Il rimuginare nasce dalla necessità e dalla ricerca di trovare risposte concrete, dirette e chiare che ti aiutino a risolvere il problema con cui ti stai confrontando e con il quale senti di dover fare i conti.

Vediamo cosa puoi fare per gestire questa irrequietezza, paura o irrazionalità. Questi pensieri, vanno considerati esattamente come ogni altro pensiero che attraversa la nostra mente.

Essi hanno certamente un'accezione negativa, disturbante o solo fastidiosa. Ma dobbiamo considerarli esattamente come ogni altro tipo di pensiero.

Se ad esempio rivolgi l'attenzione a un pensiero positivo come un bel film che hai visto ieri sera oppure alla piacevole serata che hai passato assieme alla tua famiglia. O ancora, pensa a un'espressione di affetto che hai ricevuto dalla tua compagna o dal tuo compagno.

Conseguenze del rimuginare

Se ti è capitato di rimuginare o se sei solito ripensare a dei pensieri negativi, sai quando quanto sia difficile allontanare e far scemare questo meccanismo.


Cosa fare per evitare di rimuginare

Ecco nel nostro cervello si manifestano pensieri paurosi e di pensieri positivi.

La tua responsabilità sta nel considerare quelli negativi non più importanti ma alla stregua di quelli positivi. Hanno la stessa importanza e la stessa priorità.

Per questo motivo non è produttivo e non è utile alla soluzione di un problema continuare concentrarsi sulle sensazioni negative che mi procura.

E' invece d'aiuto, lasciare che a questi pensieri si aggiungano altri tipi di pensieri che riguardano quello che devi fare o quello che farai di lì a poco. Quindi, puoi mantenere la tua attenzione a ciò che ti impegnerà nel corso della giornata.

Questo è sicuramente un primo elemento molto importante che devi tenere presente e imparare a gestire.

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Da dove nasce l'ansia

L'ansia è una sensazione di irrequietezza e di non sentirsi a posto con sé stessi. Ci si sente nervosi e in qualche misura avvertiamo che non ci troviamo in un luogo piacevole per noi. E' piuttosto un luogo nel quale non ci sentiamo a nostro agio e non ci sentiamo rassicurati.
Queste sensazioni nascono da delle paure legate al non riuscire a dare delle risposte certe alle nostre paure.

Ad esempio uscire di casa e affrontare la quotidianità significa andare incontro al pericolo rappresentato in questo periodo dalla pandemia.

I nostri antenati utilizzavano il meccanismo ancestrale della paura per capire se una determinata situazione di poteva essere affrontata o se era più opportuno darsi alla fuga.

Nella nostra società abbiamo appreso modi diversi per fronteggiare le situazioni che percepiamo pericolose e come fonte di paura.
Questi sistemi ci permettono di gestire i "pericoli" che viviamo nella nostra vita. La situazione pandemica che stiamo vivendo la possiamo affrontare non concentrandoci sul rischio che corriamo. Ma bensì, volgendo la nostra attenzione a fare le nostre attività quotidiane, utilizzando le precauzioni che ci sono state indicate e che responsabilmente tutti mettiamo in pratica.

Per alcune persone però, è meno facile concentrarsi sulle attività che devono svolgere e quindi vengono travolte dalla paura che possa succedere il peggio.

L'attenzione quindi si sposta su questi pensieri negativi che vengono quindi ingigantiti e alimentati da un continuo loop che riporta ad essi in modo ricorrente. La ripetizione di questi pensieri ne aumenta l'intensità e la pesantezza.

I problemi di coppia possono acuirsi a casa del distanziamento sociale e del lockdown che ci impone di passare le nostre giornate a casa e a stretto contatto

Problemi di coppia e conflittualità

In questo periodo di pandemia il tempo che si trascorre assieme nella stessa abitazione è aumentato per le necessità imposte dal distanziamento sociale.
Alcune coppie hanno trovato in ciò un motivo per rinvigorire la propria relazione e per questo motivo ne hanno tratto giovamento. Queste coppie, che probabilmente già si "cercavano" prima, si cercano ancor di più ora e si ritrovano. Questa vicinanza, l'ascolto e l'attenzione reciproca risponde ai bisogni che ogni persona ha, riguardo al proprio partner.
Se invece ci troviamo di fronte a una coppia che viveva già situazioni conflittuali, che affrontava incomprensioni e genericamente alcuni problemi, ecco che la pandemia ha amplificato il disagio.


Queste coppie devono affrontare delle prove più difficili e complesse. Esse vanno incontro a una continua e ripetuta valutazione personale di quanto e come l'altra persona "mi sta vicino, mi ascolta e quanto è connessa a me".

Quanto l'altra/o mi comprende e mi è vicina/o. Ecco che, il bisogno di sopportare queste sensazioni è ancora più difficile. Se quindi abbiamo la percezione che non ci sia vicinanza e ascolto, allora la conflittualità aumenterà e i problemi di pari passo aumenteranno e si acuiranno.

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I figli possono essere una fonte di preoccupazione e di ansia

La situazione attuale e l'isolamento sociale determina la presenza maggiore dei figli entro le mura domestiche.

Loro studiano, seguono scuola da casa e hanno poche occasioni per uscire e passare del tempo con i propri compagni e coetanei.
I genitori si ritrovano ad avere tra i propri pensieri la preoccupazione per i figli e per le ripercussioni che la situazione attuale comporta per loro.

Ad esempio, la qualità dell'insegnamento scolastico in queste condizioni è senz'altro un ulteriore incognita rispetto alle prospettive future e al percorso formativo che i ragazzi stanno seguendo.

Tutti questi pensieri sono comuni e molto diffusi, ed è giusto che sia così. Ancora una volta ci viene in aiuto una regola basilare che ci permette di distinguere le situazione per le quali possiamo mettere in atto delle azioni concrete, da quelle per le quali non possiamo fare nulla.

Se mio figlio ha un problema con la connessione internet per seguire le lezioni, posso chiedermi "posso fare qualcosa che mi permetta di migliorare la connessione e consenta lo svolgimento delle lezioni senza intoppi?".

Se posso rispondere affermativamente, allora agirò in modo tale da raggiungere il miglioramento sperato. Cambierò il modem o se un vicino mi offre la disponibilità, utilizzerò la sua connessione che magari è di qualità migliore.

Diversamente se la preoccupazione riguarda e si allarga a fattori sui quali non posso fare nulla. "Mio figlio sta apprendendo bene? Ha dei problemi sulle nozioni che dovrebbe imparare? Riuscirà ad andare all'università o a completare il ciclo di studi?".

Il problema

Si dice ed è abbastanza comune sentire che "i figli sono un grande affetto ma anche una grande fonte di preoccupazione".


Come affrontare il problema

Questi pensieri delineano uno scenario più complesso e difficile da affrontare direttamente. Certo nulla mi vieta di agire provando a fare in prima persona delle lezioni di approfondimento sui temi trattati dalla scuola.

Il confine però in questo frangente è molto labile e facilmente si cade in quelle che gli psicologi definiscono le "preoccupazioni inutili" o pensieri che non ci aiutano a trovare una soluzione. Cioè quelle preoccupazioni alle quali non sono in grado di dare una concreta risposta perché non dipendono da me.

E' bene ricordare che se ad una situazione o a un pensiero che ci genera ansia non possiamo dare una risposta, tanto vale distogliere l'attenzione da essi. Potremo dedicare così le nostre attenzioni e la nostra cura a tutto ciò che concretamente possiamo fare quotidianamente per aiutare i nostri ragazzi, anziché lasciarci "consumare" da pensieri che non hanno soluzione.

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I farmaci possono essere uno strumento utile per il controllo dell'ansia nella fase acuta

Ansia e uso dei farmaci

Se una persona soffre di ansia ha necessità di utilizzare farmaci per tenerla sotto controllo? Molte persone si pongono questa domanda.
I farmaci hanno sicuramente una ricaduta sull'intensità e sulla qualità della sintomatologia ansiosa. Vale a dire che riducono la percezione dello stato ansioso.

E' però vero che, questo meccanismo non mi agevola nel approfondire e nel comprendere da dove arriva questa ansia. In qualche modo non mi permette di comprendere l'origine del disagio e di imparare le modalità che mi aiutano a fronteggiare questa sintomatologia.


Quando risulta opportuno assumere farmaci per ridurre l'ansia? Quando buona parte della giornata è occupata dal pensiero e dal rimuginare su una determinata situazione, potrebbe essere il momento nel quale i farmaci se essere utilizzati, possono dimostrare la loro efficacia nel dare sollievo.



Psicoterapia e farmaci: un binomio che non deve mai essere contrapposto

Psicoterapia e farmaci sembrano essere due soluzioni opposte tra loro e che non abbiano nulla in comune. 

Da un lato abbiamo un farmaco, dall'altro abbiamo un approccio che invita a riflettere a ragionare, a capire quali sono i significati che io attribuisco agli eventi e che determinano lo stato d'ansia.

Nella psicoterapia è frequente che questo intervento venga abbinato all'assunzione di farmaci. E' chiaro che va fatta in collaborazione stretta con il medico che prescrive il farmaco. Si tratta quindi di un intervento che va modulato e coordinato.

Nella psicoterapia, soprattutto nella fase iniziale, un livello molto alto di ansia rappresenta un scoglio ulteriore nel lavoro che si sta svolgendo.
Quindi, la sinergia con la terapia farmacologica permette alla persona di accedere ai propri pensieri e alle proprie inquietudini con maggiore capacità di riflettere su di essi.

Un autore americano parla a questo proposito di "finestra di tolleranza", che indica idealmente lo spazio mentale che ognuno di noi è in grado di destinare a riflettere sulle proprie preoccupazioni e i propri problemi.

Se questa persona viceversa, viene messa nelle condizioni di dover affrontare dei pensieri che sono troppo attivanti rispetto all'ansia, ecco che allora, risulterà impossibilitato a risolvere o a entrare in contatto con le proprie emozioni. In questo caso risulterà molto difficile o impossibile proseguire un percorso di psicoterapia in modo efficace.

Considerando quindi, un contesto come quello appena descritto si può comprendere bene come l'approccio di abbinare una terapia farmacologica con un percorso psicoterapico possa rappresentare la strada migliore.

Con il passare del tempo la "finestra di tolleranza" aumenterà e si potrà al contempo diminuire l'apporto farmacologico fino a concluderlo definitivamente, sempre in accordo con il medico specialista che ne ha prescritto l'assunzione.

L'ansia va combattuta o va gestita?

L'ansia va gestita perché rappresenta uno stato d'animo o delle emozioni che provocano disagio, fastidio e insofferenza. Ma, va anche tenuto conto che, tutte queste emozioni sono presenti in tutte le persone in momenti specifici della loro vita. Non rappresentano un'anomalia, ma la normalità per gli esseri umani.
Gestire l'ansia significa apprendere, imparare, allenarsi a essere sempre più capaci di sopportare innanzitutto l'insorgere di questi stati d'animo.
Inoltre, significa sviluppare la capacità di spostare la nostra attenzione verso altri pensieri che ci aiutano a tenere sotto controllo gli stati d'ansia.

Il problema

Resistere in modo passivo agli stati d'ansia non è il modo migliore per affrontarla. E nemmeno la negazione di essa è di grande aiuto.


Cosa fare per ridurre l'ansia

Probabilmente avrai sentito parlare di tecniche come ad esempio il training autogeno o il mindfulness o ancora la meditazione e lo yoga. Queste tecniche possono essere utilizzate per aiutare la persona a spostare la propria attenzione verso il proprio corpo, le sensazioni, le proprie manifestazioni vitali, come ad esempio il respiro.

Queste discipline possono essere molto importanti nel aiutarci a sviluppare la capacità di gestire sempre meglio l'ansia, le preoccupazioni o i pensieri che turbano la nostra serenità.

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Mirko Menabue Psicologo

Mirko Menabue

Chi sono in breve

Lavoro come psicologo clinico e di comunità e poi come psicoterapeuta sistemico relazionale dal 1998 a Modena e ormai da alcuni anni anche ad Albano Laziale. Sono iscritto all'Ordine degli Psicologi E.R., n.1946/98 e a quello degli psicoterapeuti dal 2000, dopo un tirocinio quadriennale all’interno del servizio di Terapia Familiare del Centro di Salute Mentale di Modena.

Mi occupo di adulti, con colloqui di consulenza o di psicoterapia, che possono essere, a seconda del problema presentato individuali - di coppia - di famiglia. 

Da diversi anni conduco gruppi per migliorare il benessere psicologico delle persone sottoposte a stress psicofisico per la gestione dell'ansia e la crescita della propria autostima

Ricopro inoltre dal 2013 il ruolo di Presidente dell'Associazione di volontariato di familiari C.A.S.Alzheimer - Centro Albano Sostegno Alzheimer.